| Trama:
Nel 1935 dopo la morte di una neonata, la famiglia McCourt – padre, madre e quattro maschietti – lascia Brooklyn per tornare a
Limerick, la città più santa e più piovosa dell'Irlanda cattolica, dove
Frank, il maggiore dei figli, passa dall'infanzia all'adolescenza in una miseria nera, illuminata dalla presenza della madre Angela e dalla volontà di tornare negli Stati Uniti. Tratto dall'autobiografia (1996) di Frank
McCourt, premio Pulitzer, sceneggiato da A. Parker con Laura Jones, è il film più algofiliaco e umido uscito da Hollywood alla fine del secolo, ma anche uno dei risultati più felici per coesione narrativa e intensità figurativa nella diseguale carriera del regista londinese. Nell'aggirare le
trappole del verismo e del moralismo (nessun personaggio, nemmeno il padre irresponsabile e bevitore, è giudicato, anche se nel sottotesto è esplicita la denuncia dell'ottuso e meschino cattolicesimo irlandese), raggiunge una sorta di eroismo tragico, evidente nella figura di Angela “che la dura esperienza di vivere ha rinchiusa in una specie di sacra intangibilità” (Adelina Preziosi). Efficace direzione degli attori e notevoli i contributi della fotografia in grigio-verde
(Michael Seresin) e della musica (John Williams).
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